Nuove Rivelazioni Sulla Gioconda Di Leonardo

Il marchese de Sade la considerava la “quintessenza della femminilità”, mentre Napoleone la chiamava “Madame Lisa” e per quattro anni – dal 1800 al 1804 – la custodì nella sua stanza da letto alla Tuileries. Stiamo parlando della Gioconda di Leonardo da Vinci, nota anche con il nome di Monna Lisa, un capolavoro sui quali da secoli si arrovellano esperti, storici dell’arte, scrittori, artisti e appassionati. Un’opera misteriosa e affascinante che scatena una sorta di “Giocondolatria”, in cui si cerca, nei lineamenti del viso, nelle labbra, tra le mani appoggiate al grembo, nei capelli e nel paesaggio, un messaggio cifrato lasciato ai posteri dal genio del Rinascimento italiano.
Ogni anno, quindi, si aggiunge un nuovo tassello per risolvere il complicato enigma del dipinto leonardesco e l’ultima rivelazione arriva da Silvano Vinceti (Presidente del Comitato Nazionale per la Valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali) che ha reso noto, nel mese di dicembre, la presenza di simboli sulla tela: le lettere L e V nell’occhio destro,  CE o B all’interno di quello sinistro e il numero 72 in uno degli archi del piccolo ponte situato sullo sfondo destro della donna.
Tutti elementi che potrebbero contribuire ad una nuova lettura della Gioconda. Secondo Vinceti, infatti, i segni nell’occhio destro potrebbero essere “un monogramma che sembra essere LV, forse proprio le iniziali di Leonardo”. Diversi ma ancora più difficili da decifrare, poi, i caratteri riconoscibili all’interno dell’occhio sinistro della modella, mentre per quanto riguarda i numeri sotto l’arcata del ponte potrebbero però essere rovesciati ed essere così una L e un 2 oppure un rimando ad un pensiero esoterico, filosofico o religioso del maestro italiano.
Nel frattempo si scatenano già le polemiche tra i critici d’arte contro la tesi di Vinceti. Vittorio Sgarbi, infatti, ha rotto il ghiaccio che arginava il generale scetticismo intorno all’annuncio della scoperta. L’accusa di Sgarbi non si limita unicamente a contestare la fondatezza del nuovo studio, ma travalica, giungendo ad affermare un’immoralità di fondo nelle intenzioni di Vinceti, incolpato di malizia e speculazione scientifica: “Sono forme di vampirismo. Queste persone si attaccano ad un autore importante soltanto per far parlare di sé”.
Oltre all’analisi di Vinceti e alle relative critiche, un’altra tesi riguardante le lettere giunge anche da Carla Glori che osserverebbe nelle pupille della Gioconda le lettere S e G, simboli che identificherebbero nella modella, Bianca Giovanna Sforza, la giovane figlia di Federico il Moro. Secondo l’opinione di Glori, inoltre, il paesaggio sullo sfondo del ritratto rappresenterebbe il borgo piacentino di Bobbio e il numero 72 potrebbe riferirsi proprio alla distruzione del Ponte Gobbo, avvenuta nel 1472 a causa dell’onda di piena del Trebbia. In base alle ipotesi avanzate dalla storica, Leonardo pose il numero 72 sotto l’arcata per ricordare quel devastante episodio e probabilmente per far sì che qualcuno identificasse l’ignoto sfondo del dibattuto capolavoro.
Per nutrire ancor di più questa tesi, Glori sostiene che “È altamente probabile che Da Vinci avesse visitato Bobbio a causa della sua famosa biblioteca e che abbia dipinto il paesaggio basandosi sulla memoria qualche anno dopo, probabilmente quando viveva in Francia”. 
La teoria della studiosa savonese però non convince e sembra provenire dal best-seller di Dan Brown, Il codice Da Vinci, nel quale la Monna Lisa conteneva indizi nascosti sul nascondiglio del Sacro Graal. Ad non essere sicuro di questa ipotesi è soprattutto Martin Kemp, massimo esperto di Da Vinci ed ex professore a Oxford. Il Daily Mail infatti riporta i dubbi dello studioso inglese: “Il ritratto è quasi certamente di Lisa del Giocondo, per quanto poco romantica e misteriosa l’idea possa essere.” – e aggiunge – “Ci sono stati molti tentativi di individuare il luogo specifico del paesaggio e la somiglianza con il ponte di Bobbio non mi sembra così vicina”.
Anche il britannico Telegraph dedica spazio alla vicenda, precisando però che la maggior parte degli storici ritengono che lo sfondo sia un paesaggio idealizzato tratto dell’immaginazione dell’artista, mentre per l’identità dellaGioconda, il quotidiano ricorda che si pensa sia il ritratto di Lisa Gherardini, moglie di un ricco commerciante di seta fiorentino. Il Telegraph, infine, riporta l’opinione di altri studiosi che hanno contestato la scoperta di Carla Glori, dicendo che i cosiddetti simboli non sarebbero altro che crepe apparse nel dipinto ad olio nel corso dei secoli.
Ma i misteri che ruotano intorno alla Gioconda sono molti, come molte sono state, nel tempo, le teorie che hanno cercato di fare chiarezza sulle ombre che, da sempre, accompagnano il ritratto. Ad essere messa in dubbio è stata, parecchie volte, proprio la donna protagonista del dipinto. Secondo Giuseppe Pallanti, conformemente alle testimonianze del Vasari, primo biografo del celebre pittore e che per primo, nelle Vite del 1550, chiamò Monna Lisal’enigmatico quadro, la Gioconda era Lisa Gherardini, seconda moglie di Francesco del Giocondo. Inoltre, sarebbe stato il padre di Leonardo, il notaio più importante di Firenze, a procurare questa committenza al figlio. Molti storici condividono questa tesi, anche se alcuni contrastano l’identità del committente: non sarebbe  il marito di Monna Lisa, ma Giuliano de’ Medici, il suo amante. 
Altre interpretazioni, poi, basate sulla sovrapposizione a computer di un autoritratto di Leonardo e della Gioconda, vedono nel volto della modella lo stesso artista che avrebbe semplicemente realizzato un ironico autoritratto.
Ma se l’identità della Gioconda è stata ed è tuttora uno dei segreti su cui più ci si accanisce, diversi altri sono gli enigmi che ancora lasciano perplessi gli studiosi. Alcuni dubbi vengono dal paesaggio del dipinto che se per qualche esperto rappresenterebbe un luogo reale, per altri è semplicemente il frutto della fantasia leonardesca.
Forse studi più approfonditi e nuove interpretazioni sveleranno il mistero che avvolge il dipinto, ma è più probabile che siamo unicamente di fronte ad un arcano inspiegabile. L’aura immortale della Gioconda attrarrà sempre i visitatori al Louvre, mentre il suo sguardo, il suo sorriso, la sua identità e il paesaggio alle sue spalle continueranno a farsi beffa di noi distratti spettatori.

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